La medicina del lavoro

La medicina del lavoro

La medicina del lavoro è quella branca della medicina che si occupa della prevenzione, della diagnosi e della cura delle malattie causate dalle attività lavorative. La medicina del lavoro svolge attività essenzialmente preventive: prevenzione medica, tecnica e organizzativa.

La prevenzione medica si attua a livello della diagnosi e della diagnosi, precoce sul singolo lavoratore e su gruppi omogenei di lavoratori, con tutti gli strumenti a disposizione del medico: visita medica, esami di laboratorio, strumentali, tossicologici e visite specialistiche. Tale attività è in stretta collaborazione con i medici di base e con gli specialisti di fiducia del lavoratore.

Le prevenzione medica oltre a identificare malattie e alterazioni precoci si estende anche ad identificare modificazioni che precedono le alterazioni dello stato di salute più o meno precoci, attraverso strumenti propri del medico del lavoro, che possono essere utilizzati anche nella pratica clinica da tutti i medici, tramite l’utilizzo e la conoscenza del significato di tali esami, in particolare del monitoraggio biologico e monitoraggio ambientale.

La medicina del lavoro, pur essendo una scienza antica, fino a pochi decenni or sono era considerata una branca della medicina di secondaria importanza, tanto che, per esercitare la professione di “medico di fabbrica”, non era richiesto alcun titolo di specializzazione se non una generica e non meglio specificata “competenza”. La specializzazione in medicina del lavoro rappresentava solo un titolo di merito, ma non era richiesta e tantomeno obbligatoria.

Nel 1956, anno in cui fu emanato il D.P.R. n. 303, la medicina del lavoro era ancora orientata più verso una ricerca e diagnosi precoce di possibili tecnopatie, che non verso una vera prevenzione delle stesse. Successivamente, già nel 1964, grazie al D.P.R. n. 185, la sorveglianza medica, per i lavoratori professionalmente esposti alle radiazioni ionizzanti, cominciò ad indirizzarsi verso la valutazione di una idoneità a sopportare il rischio, trascurando sostanzialmente l’importanza dell’accertamento di eventuali danni.

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